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Il Flow, la musica e perdita del senso del tempo

Sarà capitato anche a voi di essere totalmente immersi in un lavoro che sapete fare bene e che vi piace fare. Allora può capitare che perdiate il senso del tempo. Questo è ciò che viene definito con il nome di esperienza ottimale, in inglese flow. Una caratteristica del flow è appunto un senso del tempo alterato, in cui il tempo sembra passare più lentamente o più velocemente.

Naturalmente l’esperienza ottimale necessita di altre caratteristiche per essere “innescata” (vedi le esperienze ottimali) ma la percezione alterata del Tempo è uno dei fattori fenomenologici che le persone provano quando stanno vivendo queste particolari esperienze.

Un esempio di questo si può trovare nel libro di Daniel Barenboim, La musica sveglia il tempo, in cui egli descrive bene le dinamiche del flow. Ecco alcuni esempi tratti dal libro:

Quando si suona, è possibile raggiungere uno stato di pace assoluta (…) in un certo senso, suonando si è a diretto contatto con l’atemporalità. Se ho passato una serata a suonare uno dei libri del Clavicembalo ben temperato ho la sensazione che sia stata molto più lunga di quella reale e di aver compiuto un viaggio nella storia, iniziato e finito nel silenzio. (op. cit., p. 15)

Ecco un altro brano del libro in cui Barenboim descrive la relazione tra la musica e la dimensione temporale dell’esperienza:

Quando ascoltiamo musica, poniamo attenzione alle leggi del suono, del tempo e dello spazio a ogni nota. (…) L’ascoltatore deve modulare la propria concentrazione – se non addirittura la propria coscienza – per ricevere il materiale musicale che viene eseguito. (op. cit., p. 39)

Questo senso di cambiamento che la musica crea o richiede nella coscienza di chi suona o ascolta è emblematico delle esperienze ottimali, ed è ben delineato fin dal titolo del libro: la musica sveglia il tempo, nel senso che cambia la nostra relazione con il tempo, il nostro modo di viverlo.

Essere frequentemente agganciati in queste esperienze ottimali non solo si è dimostrato molto soddisfacente e benefico per il positivo effetto a livello psicologico ma anche (come recenti studi scientifici dimostrano) a livello psico-fisiologico soprattutto per la gestione dello Stress e le sue molteplici implicazioni neurologiche, metaboliche e cellulari.

Molto differenti dalle esperienze solamente edonistiche dove l’unica caratteristica chiave è il piacere dell’esperienza stessa, le esperienze ottimali richiedono un investimento psicofisico importante finalizzato all’ottenimento dello stesso flow. C’è molta differenza tra gustarsi il piatto preferito o ridere per una buona barzelletta appena ascoltata e vivere l’intensità soddisfacente di giocare una partita a scacchi molto sfidante o eseguire un’appagante brano musicale complesso.

Tra le esperienze unicamente edonistiche e quelle ben più complesse dette ottimali un’altra caratteristica è il livello di investimento richiesto a livello attentivo; nelle esperienze di flow l’attenzione è focalizzata in maniera così concentrata e selettiva al punto da “escludere” attivamente gli altri input sensoriali (infatti ci si dimentica temporaneamente del giudizio altrui).

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Il maestro Barenboim durante una delle sue performance

La musica, quale prodotto della creatività umana, è un’ottimo esempio di flow dove l’impegno nell’imparare a controllare l’espressività di uno strumento musicale (o della voce stessa) o anche, in maniera meno intensa, nell’ascoltarla, si sposa con il senso di gioia e soddisfazione nel vivere una performance così speciale.

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