La situazione attuale degli psicologi in Italia tra vecchie crisi e nuove opportunità
In questo articolo vorrei parlare della situazione italiana degli psicologi perchè attualmente la categoria di cui faccio parte si trova in un periodo storico molto critico, di cambiamenti estremi della nostra società che, oltre all’evidente crisi economica che influenza l’intero panorama, presenta anche delle potenzialità di lavoro a mio avviso molto interessanti se colte con serietà ed impegno.
L’intenzione di questo scritto è quella di delineare realisticamente lo scenario che caratterizza attualmente la professione dello psicologo esplorando poi una possibile alternativa che penso e spero farà parte del contesto professionale del prossimo futuro.
Per prima cosa tenterò di fare è un’analisi globale della situazione degli psicologi in Italia sulla base di alcuni dati che, considerando anche altri fattori socio/politici che caratterizzano la nostra epoca e il nostro territorio, descrivono piuttosto chiaramente in che direzione stia andando la categoria e quali saranno le prospettive nel prossimo futuro se non cambierà radicalmente qualche fattore che ci definisce professionalmente.
Andiamo a considerare alcuni elementi chiave forniti dall’ISTAT (Istituto Statistico Italiano):
- dall’anno di fondazione dell’Ordine degli Psicologi (1989) al 1998 si contavano 27000 psicologi iscritti all’albo cioè uno psicologo ogni 2074 italiani, già nel 2007 gli psicologi erano 55000 ossia uno psicologo ogni 1072 abitanti mentre nel 2009 erano 70000 gli psicologi in Italia (un terzo di tutti gli psicologi in Europa). Sono previsti entro il 2014 circa 117000 psicologi in tutto il territorio italiano: uno ogni 512 persone.
- Già nel 2009 solo il 50% di tutti gli psicologi iscritti all’albo di stato lavoravano come psicologi.
- Per gli psicologi che hanno intrapreso la “specializzazione” in psicoterapia la situazione non è molto diversa infatti le 340 scuole italiane di psicoterapia hanno prodotto più psicoterapeuti in Italia che in tutta Europa. Nel 2009 c’erano 37.000 psicoterapeuti (circa due terzi psicologi e un terzo medici). Se il trend formativo delle Facoltà di Psicologia continuerà nella direzione attuale entro il 2016 ci saranno oltre 50.000 nuovi laureati, con presumibilmente altri 25.000 psicologi che successivamente si indirizzeranno alla specializzazione in psicoterapia.
Oltre a questi dati mi sembra interessante considerare i seguenti fattori:
- i costi legati all’attività privata di uno psicologo, pur non essendo particolarmente alti comparati a categorie professionali sanitarie similari come i medici, rappresentano lo scoglio principale che ostacola molti colleghi ad avviare un attività privata. Questi costi (affitto dello studio, le varie tasse compresa l’IVA, commercialista, etc), a meno che non cambi radicalmente la politica economica imprenditoriale italiana, aumenteranno rendendo l’accesso al settore privato sempre più difficoltoso (nel momento in cui scrivo questo articolo il governo sta pensando di aumentare l’IVA al 23% entro la fine del 2013…è di questo Luglio la notizia che l’Italia è il paese dove la pressione fiscale reale è più alta al mondo).
- la politica economica italiana degli ultimi anni vede dei tagli alla spesa pubblica (sanità, istruzione, etc) sempre più pressanti il che rende ormai quasi virtualmente inesistenti posti pubblici per gli psicologi, anzi la realtà attuale rende sempre più precari molti colleghi che lavorano già nel settore pubblico. Nel prossimo futuro la domanda di chi avrà bisogno di servizi psicologici sarà quindi sempre più assorbita dal settore privato ciò significa che per avere un futuro professionale occorrerà lavorare in proprio ed acquisire quindi delle conoscenze imprenditoriali purtroppo molto distanti dalla comune formazione offerta dalle università.
- risorse e tempo saranno sempre più limitati nel prossimo futuro quindi scelte legate ad esempio allo spostamento (utilizzo dell’auto o di qualsiasi altro veicolo) saranno considerate ancora maggiormente rispetto lo scenario attuale.
Quale può essere la situazione nel prossimo futuro se non cambiamo qualcosa in questo scenario?
Citando Albert Einstein: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose“.
Siamo in presenza di una crisi economica “strutturale” che cioè farà parte della nostra società per molti anni ancora perchè non è purtroppo un fenomeno transitorio ma fa parte invece dello scenario che caratterizzerà questa generazione: viviamo in un contesto in cui le risorse e il tempo sono percepiti come estremamente limitati.
Prima ci rendiamo conto che questo è il contesto in cui andiamo ad operare, prima riusciremo a reagire adeguatamente a questo dato di fatto.
Esiste però un aspetto legato al mercato e alla nostra società in generale che può potenzialmente rinnovare profondamente la nostra professione offrendoci opportunità finora mai esplorate perchè virtualmente inesistente fino ad oggi.
Mi riferisco all’utilizzo delle tecnologie comunicative per fornire i nostri servizi psicologici.
Guardiamo alcuni dati relativi la diffusione di queste tecnologie:
- Dal 2008 il traffico proveniente dai cellulari smartphone (cellulari che permettono un interazione audio/video in tempo reale tramite connessione internet) è cresciuto esponenzialmente; sono previsti nei prossimi 5 anni aumenti del traffico (e quindi dell’uso) di 40 volte;
- nel 2013 ci saranno più utenti che utilizzeranno internet dagli smartphones che dai computer tradizionali;
- il 96% di chi possiende uno smartphone è iscritto ad un social media;
- l’Italia, malgrado la crisi economica, continua ad essere uno dei primi paesi al mondo per quanto riguarda la diffusione di tecnologie mobili (sia nei cellulari di “vecchia” che di “nuova” generazione);
- l’accesso da tecnologia mobile smartphone del social media Facebook è passata in un solo anno (2009-2010) da 11,8 milioni di utenti a 25,1 milioni di utenti.
Questi sono solo alcuni dati che supportano la visione di un trend relativo la diffusione di queste tecnologie che continuerà nel prossimo futuro malgrado la crisi economica.
Allo psicologo dovrebbe interessare questa analisi del mercato che concerne anche il cambiamento degli stili di vita delle persone perchè potrebbe essere molto utile intercettare questa nuova modalità comunicativa che proviene dalla società.
Esaminiamo alcuni vantaggi dell’interazione online fornita da uno psicologo:
- Per gli utenti che utilizzano le nuove tecnologie, il costo in termini di tempo e denaro dovuto agli spostamenti sono virtualmente abbattuti.
- Il costo relativo all’affitto di un locale adibito a studio potrebbe essere annullato visto che la nostra professione prevede che si possa adibire a studio anche un’abitazione privata che garantisca comunque le caratteristiche di privacy e riservatezza richieste dal codice deontologico. Nel caso di interazione online è chiaro che queste caratteristiche possono essere facilmente ed economicamente garantite da parte del professionista.
- Il bacino d’utenza potenziale non ha più un confine strettamente territoriale ma si espande potenzialmente a tutt’ Italia quindi il limite dovuto ad un’alta densità di colleghi che si trovano localmente (circa uno psicologo ogni 512 persone) non è più un fattore vincolante.
Naturalmente per lo psicologo questo nuovo scenario richiede una conoscenza molto specifica della modalità di erogazione dei servizi psicologici (richiesta per legge per garantire il rispetto del codice deontologico degli psicologi) e della letteratura sull’argomento relativa l’efficacia terapeutica nel trattare a distanza i disagi/disturbi.
Particolarmente spinose e delicate risultano le dinamiche che si instaurano online nel definire l’identità e per garantire la riservatezza e la sicurezza dei dati personali.
Anche tenendo conto di questi requisiti per lavorare on-line sono profondamente convinto che questa possa essere una strada percorribile dagli psicologi perché può rappresentare un alternativa realistica all’altrettanto realistico scenario che si sta prospettando per il prossimo futuro (già presente però da vari anni) di una professione che procede nel modo tradizionale in una società che tradizionale non lo è più.
Seguendo il modello americano, nei prossimi anni la comunità europea farà forti pressioni per definire degli standard, dei protocolli e delle linee guida relativi l’uso delle nuove tecnologie comunicative per garantire i diritti degli utenti finali che richiedono un servizio psicologico online.
Già oggi l’Ordine degli Psicologi italiani consiglia ai vari enti territoriali la creazione di gruppi di lavoro dedicati ad esplorare questo nuovo scenario per definire delle regole deontologiche condivise adeguate ai nuovi media tecnologici.
Di questa tematica mi occupo da anni perchè sono convinto che possa rappresentare una reale opportunità per gli psicologi, circa due anni fa cominciai a lavorare ad un progetto in Florida (Stati Uniti) che prevedeva l’offerta di consulenze psicologiche online e durante una conferenza dell’ATA (American Telemedicine Association) ebbi la fortuna di conoscere la Dott.ssa Marlene Maheu mentre presentava un suo contributo.
Da allora ho avuto il piacere ed il privilegio di collaborare con la Dott.ssa Maheu, esperta di fama mondiale, autrice e autentica pioniera dell’argomento. Negli ultimi anni Marlene fa parte anche del gruppo di lavoro dell’APA (American Psychological Association) dedicato allo studio e la realizzazione di protocolli e linee guida per gli psicologi americani che utilizzeranno le nuove tecnologie per fornire i loro servizi.
Fonti principali:
http://www.psicologialavoro.it/articoli/psicologia-in-numeri/statistiche-lavoro-psicologi-italia/
http://www.agenziaradicale.com/archivio/index.php?option=com_content&task=view&id=8879&Itemid=57